giovedì 29 novembre 2012

Criteri e motivazioni: le scelte ruolo per ruolo

Come ogni scelta, sarà una scelta parziale. Non è possibile citare tutti i giocatori che in qualche modo hanno lasciato il segno su di una delle società più antiche d’Italia. Ci abbiamo provato, i più grandi crediamo ci siano tutti. Ci sono tanti a cui noi e gli appassionati reyerini siamo legati. A tutti gli altri va il nostro pensiero e il nostro ideale abbraccio. 

I criteri adottati sono stati i seguenti in ordine di rilevanza: valore sportivo assoluto, successi in maglia Reyer, longevità in maglia Reyer, esempio di sportività, importanza per la crescita della Reyer, affetto dei tifosi. In questo modo si è cercato di delineare una rosa di nomi che potessero rendere l’idea dello spessore sportivo dei giocatori che hanno onorato la maglia della Reyer, mettendo in evidenza gli atleti di scuola reyerini e non, i giocatori italiani e quelli stranieri, attraversando epoche diverse che vanno dal secondo dopoguerra ad oggi. 

Playmaker 
I protagonisti in questo ruolo sono stati i giocatori italiani, moltissimi dei quali veneziani prodotti del vivaio orogranata: tra tutti li rappresentano Giorgio Cedolini e Loris Barbiero. Un italiano di valore assoluto, lanciato dalla Reyer ma consacratosi in altre piazze, è Andrea Gracis, tra i cinque nominati. Due esperienze in due momenti diversi per Sergio Mastroianni, alla guida della Reyer per tre stagioni: con lui alla guida arrivarono due promozioni ('92 e '96). Due gli stranieri: Joe De Santis e Kee Kee Clark, che da tre stagione guida il gioco veneziano e rappresenta uno dei migliori talenti visti in cabina di regia in maglia Reyer. 
Menzioni: Luciano Montini, Gigi Marsico, Ezio Lessana, Fabio Bortolini, Sandro Brusamarello.                                                                                  

Guardie 
Qui la scuola reyerina ha dato il meglio di sé. Come sarà possibile scegliere uno tra “Nane” “Toni” Vianello e Lorenzo Carraro? In entrambi i casi non si tratta solo di due tra i più grandi della storia lagunare, ma di due tra le guardie di maggior talento in assoluto mai espresse dalla pallacanestro italiana (in due fanno 226 presenze in azzurro). Anche “Nane” Grattoni è cresciuto nel vivaio veneziano, diventando capitano e bandiera della Reyer, approdando in piazze importanti in un’epoca (gli anni Ottanta) mai così ricca di talenti nel ruolo (per dare l’idea citiamo solo Antonello Riva ed Enrico Gilardi). E poi c’è Massimo Guerra, reyerino purosangue, l'enfant du pays, tiratore mortifero e beniamino incontrastato dei tifosi a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, nonché protagonista della prima impresa di Varese nel ’92. A chiudere la rosa dei “nominati”, due stranieri amatissimi. Steve Burtt, talento offensivo incredibile, protagonista assoluto della promozione del ’96, poi sfumata per il fallimento; e Alvin Young, primo capitano reyerino non italiano, trascinatore nella cavalcata verso il ritorno ai playoff scudetto dopo ventisette anni, giocatore simbolo per eccellenza nel nuovo corso, esempio di dedizione e sportività declinata ai nostri tempi. 
Menzioni: Armando Fagarazzi, Marcello De Nardus, Tony Gennari, Waldi Medeot, Andrea Gianolla, Ron Rowan. 

Ali 
Qui non c’è storia. Il trono in questo caso è assegnato d’ufficio, ma sarebbe un delitto non considerare gli altri campioni che hanno rivestito questo ruolo. Lo scettro spetta a Drazen “Praja” Dalipagic, “Mister 70”, il Drago di Mostar, quattro stagioni in laguna, due promozioni, due playoff, una finale di Korac e medie realizzative oltre ogni immaginazione. Per fortuna dei tifosi reyerini la NBA era un sogno proibito per questioni politiche. Altrimenti un posto nei Boston Celtics di Bird, che lo provarono e ne restarono impressionati, non glielo avrebbe probabilmente tolto nessuno. Ma come non ricordare Stefano Gorghetto, giocatore di rara eleganza, più volte azzurro, uno dei talenti più cristallini mai sgrezzati dal vivaio reyerino? In tema di italiani non si può fare a meno di citare “Ciccio” Della Fiori, per due anni in laguna, uno dei più sopraffini tiratori italiani, giocatore di rara intelligenza cestistica. A meritare un posto d’onore è anche Brian Jakson, miglior marcatore della Serie A1 nel 1982, arrivato a Venezia con il difficile compito di far dimenticare Dalipagic, arrivando vicino a riuscirci. Già solo per questo merita di essere nominato. Infine vale la pena ricordare  Jeff Lamp, ex Lakers, tra l’89 e il ’91 due anni di punti e sprazzi di vera classe in un frangente poco fortunato della storia reyerina. Recente l'esperienza di Tamar slay, uno dei fautori della rinascita reyerina delle ultime due stagioni e giocatore di grande eleganza e professionalità.
Menzioni: Carlo Spillare, Kristaps Janicenoks,  Alberto Causin. 

Ali-pivot 
Non solo grandi giocatori, ma atleti che hanno addirittura segnato epoche diverse della pallacanestro in Italia. A cominciare da Sergio Stefanini, primo vero campione del basket italiano, due volte tricolore con la Reyer, altre cinque con Milano nel secondo dopoguerra. Una talento “ante-litteram”, giocava vicino al canestro, ma efficace in tutte le zone del campo. Un agonista impareggiabile, un innovatore nelle movenze, con quel suo tiro in sospensione dalla media che non finiva mai. Un vero gigante della storia reyerina. Pù tardi toccò al passaggio di Maciel “Bira” Ubiratan, una ventata di atletismo e tecnica nuova non solo per Venezia. Una leggenda del basket brasiliano capace di far innamorare nei primi anni Settanta per la sua dedizione un’intera città. Suo erede un altro degli stranieri ha contribuito al salto di qualità fisico e tecnico della pallacanestro in Italia in quella stessa decade. Parliamo del divino Steve Hawes. Le sue movenze strabiliarono le platee cestistiche di tutto il Paese e portarono in alto la Reyer, capace di arrivare addirittura al quinto posto assoluto. Per lui un legame con Venezia durato ben oltre le vicende cestistiche. Altri due USA completano le nominations: il generoso Mark Hughes e l’imprevedibile Shelton Jones
Menzioni: Guido Barbazza, Elvio Peric, Lloyd Scott, Roscoe Pondexter, Luca Silvestrin. 

Pivot 
Una galleria di giganti che impressiona per classe e statura. Dall’eclettico Djuric, primo straniero di spessore in maglia Reyer, a Rick Suttle, filiforme ed esplosivo intimidatore statunitense che a fine anni Settanta stabilì in Serie A una media record di stoppate tuttora imbattuta. Tocca poi a Sua Maestà Spencer Haywood. Una presenza travolgente, tra bagliori di classe assoluta e capricci da califfo insofferente. Forse il centro di talento più forte arrivato mai in Italia, senza dimostrare purtroppo tutto il suo potenziale. A sostituirlo fu Sidney Wicks, altro giocatore con una carriera NBA dai numeri impressionanti, ma meno decisivo di quello che ci si attendeva. Molto meno talentuoso, ma più affidabile - e per questo amatissimo - fu Floyd Allen. Tre stagioni alla Reyer, una promozione, caterve di rimbalzi e di punti. A chiudere il sestetto dei totem un altro giocatore adorato dai tifosi veneziani: “Rascio” Radovanovic. Solidità, tecnica, generosità, per un pivot mai più avvicinato dai suoi successori. 
Menzioni: Bruno Montesco, Antonio Calebotta, Trajko Raijkovic, Alberto Merlati, Ron Sanford, Leon Douglas.

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