lunedì 13 febbraio 2012

Il cuore e il prestigio: Reyer-Pesaro vista da Nane Grattoni


Un tuffo al cuore. Sarà così per Giovanni “Nane” Grattoni (nella foto sopra, all'età di vent'anni, in maglia Canon '78-'79) al momento della palla a due tra Umana Reyer Venezia e Scavolini Siviglia Pesaro, che avverrà venerdì prossimo a Torino in occasione dei quarti delle Final Eight di Coppa Italia. Nessuno meglio di lui può descrivere le emozioni e svelare i ricordi di una sfida storica della pallacanestro italiana, avendo indossato entrambe le divise (nove in prima squadra con la Reyer, due con la Vuelle). Pesaro fu per lui la consacrazione da giocatore, ma a Venezia “Nane” lasciò il cuore e una stagione delle sua vita.

Cosa significano per te queste due squadre?
«Hanno in comune il fatto di essere due grandi club. Sono state due esperienze diverse per me. Quella veneziana è stata quella affettiva. Con la Reyer sono cresciuto, a Venezia ho passato la mia giovinezza e lì mi sono affacciato al basket che conta».

A Pesaro lottasti per grandi traguardi.
«È stata l’esperienza più prestigiosa, in una squadra che all’epoca ambiva ai massimi trofei. Nel 1992 siamo andati davvero vicini al grande slam. Vincemmo la Coppa Italia e andammo in finale per la Korac contro Roma e per lo scudetto contro la Benetton. Avevamo in mano la finale tricolore, ma in gara-tre un errore di Darren Daye rimise in partita Treviso, che poi vinse la serie».

Ironia della sorte: in biancorosso alzasti al cielo proprio la Coppa Italia…
«Quell’anno avrei potuto davvero vincere tutto. Invece, mi rimase solo la Coppa Italia, che comunque per il basket è un trofeo importante».

Qualche rimpianto per le tante battaglie e alcuni successi sfumati all’ultimo istante?
«Forse è il mio destino, essere arrivato fino alla fine e poi rimanere beffato e farsi sfuggire l’obbiettivo per un’ingenuità. Era già successo a Barcellona nella finale di Korac, accadde di nuovo nella finale con la Benetton. Forse qualche rimpianto rimane, ma ho tanti bellissimi ricordi e ho raccolto tante soddisfazioni. Ovunque sono andato sono stato sempre bene e ho vissuto bellissime esperienze».

Che soddisfazione però giocare per una delle migliori squadre di sempre..
«Quell’anno la Scavolini era davvero una grande squadra. C’erano Magnifico, Costa, Daye, Workman, Gracis, Sandro Boni, Zampolini e Alberto Bucci come allenatore».

Cosa provi nel ritrovare la Reyer nel basket che conta?
«Il fatto che sia tornata tornata in A è una sensazione incredibile. Secondo me la Reyer in serie A deve rimanerci per sempre. È bello poi rivedere le vecchie sfide di un tempo, come lo è questa tra Reyer e Pesaro».

Una curiosità per finire: Grattoni fu bandiera e capitano della Reyer, ma anche della Pallacanestro Reggiana. Proprio come Alvin Young, il capitano che sta conducendo Venezia verso un sogno chiamato Coppa Italia.

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