giovedì 20 ottobre 2011

Un Reyerino a Cantù (prima parte)

Gli avevano anche dedicato un coro tutto per lui, che suonava più o meno così: «Sai chi è quel giocatore che / segna più di Riva e McAdoo / Rambo, Rambo Gianolla…». Stiamo parlando di uno dei reyerini più amati di sempre, rimasto però anche nei cuori (e nei cori) degli appassionati brianzoli. Oggi rappresentante di successo, ieri idolo dell’Arsenale e del Pianella. A poche ore dalla sfida che segnerà l’esordio casalingo della Reyer in serie A, proprio contro Cantù, la persona più indicata per parlare di questa sfida non poteva che essere lui, Andrea Gianolla.

Reyer in A, all’esordio in casa, contro Cantù. Una tempesta di emozioni per te…
Per prima cosa mi fa enorme piacere che la serie A torni a Venezia e che si possa vedere di nuovo grande basket. Dopo anni tentativi finalmente la Reyer ce l’ha fatta a tornare nell’elite. Contro Cantù sappiamo tutti che sarà un banco di prova molto duro, dopo quello già impegnativo di domenica scorsa. Contro Siena però la squadra si è comportata egregiamente, forse anche meglio di quanto mi aspettassi.

Cantù ancora in rodaggio e reduce dal primo turno di Eurolega. Può scapparci la sorpresa?
Senza dubbio se c’è un momento per provare il colpaccio sarà domenica. Loro non sono ancora pimpanti, forse risentono un po’ della preparazione. Chissà, la Reyer alla prima davanti al suo pubblico potrebbe anche approfittarne…

Cinque anni in Brianza, la tua migliore esperienza dal punto di vista tecnico e una Korac vinta. Cos’altro ti porti dietro da quel periodo?
Il ricordo di una società perfetta, a misura di giocatore. Ogni atleta poteva lavorare con la massima tranquillità e poteva esprimersi al 200%. Cantù si porta dietro una serietà decennale, che l’ha portato di nuovo a primeggiare in Italia.

Parlaci un po’ del tuo rapporto con gli appassionati brianzoli.
A tutt’oggi ho ancora moltissimi rapporti con Cantù. Ci vediamo ogni anno, alla festa organizzata dagli Eagles a fine stagione. Per diversi anni ho preso parte anche al torneo di 3 contro 3 con i tifosi. Adesso però devo preservare le mie ginocchia…Sono stato anche ad alcune esibizioni benefiche e ogni volta fermarsi lì è sempre un piacere. Sono tifosi che danno tanto e credo di aver tanto anch’io a loro.

Il tuo era un rapporto strettissimo con tutto l’ambiente.
Assolutamente sì e rivelo che mi sarebbe piaciuto molto rimanerci e chiudere lì la carriera. Mi sarebbe anche piaciuto intraprendere quella da dirigente insieme a loro. Purtroppo la cosa non andò in porto, perché con il cambio di dirigenza di metà anni ’90, dopo l’abbandono della famiglia Allievi, le cose erano cambiate ed erano mancati i presupposti per rimanere.

(- fine prima parte -)

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