venerdì 23 dicembre 2011

Vianello nella Hall of Fame italiana


Era già tra i più grandi campioni di sempre. Ora il nome di questo “reyerino doc” entra di diritto nella galleria senza tempo degli uomini e delle donne che hanno fatto la storia cestistica dell’Italia. Gabriele Vianello, 127 volte azzurro e tre Olimpiadi in bacheca, è stato nominato nella Hall of Fame della pallacanestro italiana. 

La decisione è stata ratificata dal Consiglio federale dello scorso 16 dicembre quando, insieme al campione veneziano, sono stati ammessi anche Rosetta Bozzolo (categoria Giocatrici), Bruno Duranti (categoria Arbitri), Aldo Allievi, Giovanni Maggiò ed Emilio Tricerri (categoria “Alla memoria”), la Nazionale maschile medaglia d'Argento ai Giochi Olimpici di Mosca 1980 (categoria Squadre), Valter Scavolini (categoria "Una vita per il basket") e Dido Guerrieri, che della Reyer fu tecnico nella stagione 1981-’82, per la categoria degli allenatori.

Conosciuto come “Toni” nella sua città d’origine e come “Nane” in tutto il resto del paese, Vianello segue tuttora le vicende della Reyer con immutato entusiasmo. Al termine della scorsa stagione consegnò il Premio di giocatore del Decennio della Legadue all’attuale capitano granata Alvin Young, in un ideale trade-union tra passato e presente della storia orogranata.

Vianello, che vestì anche le maglie di Motomorini Bologna, Pallacanestro Varese e Olimpia Milano, conquistando 5 scudetti e 1 Coppa dei Campioni, è il terzo reyerino ad entrare nell’empireo della pallacanestro italiana, dopo Tonino Zorzi (categoria allenatori nel 2010) e Sergio Stefanini (Alla memoria nel 2010).

(foto: archivio Giulio Geroli)

L’Associazione Culturale Costantino Reyer si congratula con l’ex giocatore granata, che rappresenta tuttora quel bagaglio di valori e di esperienze che non vanno dimenticati, ma anzi preservati e fatti conoscere a tutti i cittadini veneziani e a tutti gli sportivi italiani.

giovedì 15 dicembre 2011

Virtus-Reyer, il ritorno di una Classica

Quando Reyer-Virtus valeva uno scudetto. Quando Reyer-Virtus era lo scontro diretto per il quarto posto, dietro al triangolo lombardo. Quando Reyer-Virtus significava punteggi altissimi e spettacolo assicurato. Insomma Reyer-Virtus è una classica della nostra pallacanestro, che ritorna ai nostri giorni, in un epoca completamente diversa, di squadre “melting-pot” e società votate al marketing.

La sfida più eroica è forse quella di Viareggio nel 1946 (nella foto in alto, le Vu nere dell'epoca). Siamo nell’immediato dopoguerra, l’Italia cerca di risollevarsi dalle macerie della seconda guerra mondiale. Venezia e Bologna si ritrovano in Versilia per il primo scudetto del dopoguerra, la Reyer con i favori del pronostico, la Virtus nel ruolo di eterna sfidante. Quella finale è stata ricostruita da Aldo Giordani, che ci ha lasciato la testimonianza di un pezzo di storia italiana nel brano “Oh Viareggio” tratto da “Il cammino verso la stella”, mentre Virtus e Reyer si contendevano il primo scudetto di una nuova era.

Non è un caso se Andrea Mazzon in settimana ha dichiarato al Corriere dello Sport che «la prima squadra che mi viene in mente quando penso alla pallacanestro italiana è la Virtus». La Bologna bianconera significa la completa identificazione tra la città e questo sport, più ancora di Milano, dove pure si è vinto oltre ogni record, ma dove la pallacanestro non è mai stato tanto pervasiva quanto nel capoluogo felsineo.

Forse anche per questo Venezia-Bologna è stata spesso una partita speciale. Negli anni ’70 significava una sorta di spareggio per cercare di insidiare la dittatura di Milano, Varese e Cantù. Negli anni ’80 è stato il palcoscenico di campioni irripetibili. Per la Virtus, Brunamonti e Villalta su tutti. Per la Reyer Dalipagic e Radovanovic. Inutile sottolineare che proprio contro la Dietor Virtus allenata da Sandro Gamba nel gennaio del 1987, il Drago di Mostar incise nella storia la celebre prestazione dei 70 punti.

Saprà Canadian Solar Bologna - Umana Venezia riaccendere anche solo in parte quelle emozioni? Al parquet di Casalecchio di Reno, domenica, l’ardua sentenza.

giovedì 24 novembre 2011

Elogio della lentezza

La discussione si è aperta qualche settimana fa nel blog di Sergio Tavcar (“guru” del giornalismo sportivo, nonché amico dell’Associazione Costantino Reyer). Lo spunto è venuto insospettabilmente da un post sul calcio e da alcune reminescenze legate a talenti compassati come Rivera e Platini. Alcuni utenti hanno poi approfondito intelligentemente l’argomento, aprendo un interrogativo: com’è che diversi giocatori di grandissima classe, Bodiroga in testa, davano sempre l’impressione di essere “lenti”, ma inesorabilmente primeggiavano su tutti?

La discussione, ampliata dallo stesso Tavcar con un apposito post (“Pian e ben!” il titolo), ha finito col dare delle risposte solo apparentemente sorprendenti. In sostanza, ne viene fuori che la velocità non è in sé un parametro per misurare la bontà di un giocatore. È piuttosto la sua capacità di comprendere con rapidità  l’accadimento del gioco e di operare conseguentemente la scelta più opportuna, a caratterizzarlo come tale.

Nel basket moderno di schegge impazzite sono pieni i parquet. Giocatori dai garretti d’acciaio, ma dal quoziente intellettivo spesso prossimo allo zero, che molti coach pretendono di far diventare cavalli di razza, quando sono soltanto rapidi ronzini. Al contempo i giocatori in apparenza “lenti”, vengono messi in un angolo. Su di loro pesa l’imperdonabile colpa di non essere abbastanza veloci per il gioco dei nostri tempi. O peggio, sono additati come inadeguati al “SISTEMA” (perché magari provano ad interpretare le situazioni) elaborato dai novelli scienziati della palla al cesto (sì, perché, la definizione di allenatore è sentita ormai come riduttiva).

Alcuni utenti del blog hanno acutamente osservato come i giocatori di venti, trent’anni fa, rivisti nei filmati d’epoca, sembrano irrimediabilmente lenti. Oppure no? Non è che cercassero solo di ragionare e di trovare la soluzione più semplice per finalizzare l’azione? D’accordo, al tempo non era stata introdotta la regola dei 24 secondi, che ha spalancato le porte di questo sport a una quantità di giocatori privi di qualsiasi cognizione spazio-temporale. Il dubbio si insinua, mano a mano che la discussione si fa più ricca di riferimenti. E allora viene spontaneo chiedersi: quali giocatori di oggi corrispondono all’identikit di questa specie di atleti in via d’estinzione?

Rimanendo in casa nostra, quella reyerina, la risposta appare subito evidente. Guido Rosselli. Proprio lui, il giocatore che ha deciso la partita contro Montegranaro e ha dominato il supplementare a Biella. Ecco spiegato cosa ci faceva uno come lui in Legadue. Ecco perché a 25 anni non aveva ancora trovato spazio nella massima serie. Bravo, ma lento. Questo può aver pensato di lui qualche allenatore non esattamente illuminato. Bravo e intelligente, dovrebbe essere invece la risposta. E la massima vetrina nazionale dovrebbe essere solo la più ovvia delle conseguenze.

Il problema è che il suo profilo è in controtendenza. Sembra quasi che non avere muscoli pompati col compressore, essere intelligenti, muoversi con attenzione in campo, anche a costo di non correre come disperati, sprecando inutilmente energie, andandosi a schiantare contro difese sempre meglio piazzate, siano diventate delle colpe piuttosto che dei meriti. La capacità di “vedere il gioco”, di giostrarsi in più ruoli, di non arretrare di fronte al contatto se necessario, fanno parte del bagaglio di Rosselli.  Per fortuna della Reyer, il primo criterio per scegliere un giocatore da parte di Andrea Mazzon, è proprio l’intelligenza cestistica.

Se la stagione veneziana dovesse mettersi sui giusti binari e al riparo da profondi patimenti di classifica, il buon Guido da Empoli potrebbe davvero candidarsi a rivelazione del campionato. A patto che il “piano ma bene” faccia breccia nelle menti degli addetti ai lavori. E qui sì che ci vorrebbe una capacità di cambiamento di velocità supersonica.

lunedì 7 novembre 2011

Reyer, ultimo jolly della Città

''Venezia è anche un sogno, di quelli che puoi comperare, però non ti puoi risvegliare con l'acqua alla gola, e un dolore a livello del mare: il Doge ha cambiato di casa e per mille finestre c'è solo il vagito di un bimbo che è nato, c'è solo la sirena di Mestre...''

Chissà come Francesco Guccini riscriverebbe la celebre canzone alla luce delle ultime schermaglie tra il Comune di Venezia e la Reyer. Forse la citazione poteva calzare nel 1990, quando dall' Arsenale la squadra finì in terraferma animando il dibattito cittadino, ma ora bisognerebbe inserire riferimenti a Treviso, quadranti di Tessera, Pili e nuovi luoghi-non luoghi della città. Anche Guccini si tirerebbe indietro: missione impossibile.

Una città condannata all' oblio sportivo, dopo la lenta eutanasia calcistica che ha creato una squadra che è arancioneroverde anzi no, neroverde ma bianca, in città storica ma guai a non chiamarla Unione, public company ma in mano ai russi e comunque in serie D e che del salotto buono del basket aveva solo romantici ricordi, che un bel giorno si risveglia nell' Olimpo della palla al cesto.

La spinta di un presidente generoso quanto ingombrante, che spariglia le dinamiche cittadine tirando fuori moneta sonante (caso più unico che raro... dopo tanti ''foresti'', predoni o avventurieri), ma che in cambio chiede di guidare lui il salto di qualità. Un Comune martoriato dai tagli e dai patti di stabilità, assuefatto alla rarefazione sportiva cronica, che forse si trova al posto giusto nel momento sbagliato, e forse rassegnato a certificare dai notai i fallimenti delle varie squadre cittadine.

In mezzo c'è una città che vive già i suoi problemi identitari, tra crisi occupazionali, nuovi cittadini, pulsioni e crisi varie. Una città che comunque si ritrova attorno ad un pezzo di storia importante, quella storica Reyer 2.0 riverniciata di nuovo che trascina al palazzetto migliaia di appassionati entusiasti. Il palazzetto, appunto. La casa della Reyer, il luogo in cui si celebra il massimo rito sportivo cittadino, in cui Venezia, Mestre, Marghera, Burano e Campocroce di Mirano si trovano uniti a tifare per il ''glorioso vessillo''. E nell' anno 2011 non è poco. Il problema è che il palazzetto, la casa, è fuori dal fuori porta, un esilio a tempo indeterminato in attesa che la partita a scacchi su lavori di adeguamento e concessioni si risolva anzichè protrarsi. Ma, sfortunatamente, tra i due litiganti il terzo non gode affatto.

E su questo sia l' amministrazione che la società dovrebbero riflettere seriamente. Che senso ha una squadra esiliata ad interim? Cosa porta alla comunità veneziana, metropolitana o mestropolitana che sia, un esodo quindicinale di 4500 innamorati affamati di pallacanestro? Venezia, Mestre, le isole e la terraferma hanno ora più che mai bisogno di ritrovarsi intorno ad un simbolo, che viva la città, la rianimi, vivifichi dopo troppi anni di naftalina, ma soprattutto abitare un luogo, paradigma mignon della città stessa.

Uno degli ultimi jolly da giocare si chiama Reyer, l'amministrazione dovrebbe gettare il cuore oltre l'ostacolo, la società investire su Venezia Comunità: la prova d'amore i veneziani l' hanno già data, troppe volte.

D.Marchiori - Pres. Ass. Culturale C. Reyer

giovedì 3 novembre 2011

L'Eurolega cancellerà il basket di provincia?


Ha lanciato un bel masso nello stagno del basket italiano. Dopo una settimana fanno ancora discutere le dichiarazioni del numero uno dell'Eurolega Jordi Bertomeu sul mondo dei cesti tricolore. La questione importante, però, non è cosa ha detto o cosa sia stato riportato sulla qualità del basket in Italia e della sua gestione (su quest'ultimo punto ce ne eravamo già  fatti un'idea da soli). 

Il tema vero è il futuro "transnazionale" della pallacanestro europea. L'Eurolega passerà davvero dall'essere una coppa "allargata", a un campionato a tutti gli effetti? (L'obbiettivo a quanto pare è prioritario e il prossimo allargamento della seconda fase lo dimostra). Che fine faranno le leghe nazionali? Avrà ancora senso investire per una squadra che non milita nel miglior campionato esistente, mentre i grandi club europei giocheranno tutti tra loro? 

Esemplificativo è il caso di Siena. Una città da 60mila abitanti - a quanto pare - non potrebbe sostenere nel lungo periodo una squadra da Eurolega. A prescindere dai risultati. E il fatto che la Mens Sana guardi a Firenze viene accolto come un buon segnale. 

Il ragionamento che ne scaturisce è più o meno questo: o un club fa riferimento ad una grande città (Milano, Roma, Torino); o rappresenta un territorio più vasto, come una regione (vedi  la squadra di Vitoria -  il Baskonia - in Spagna). Oppure è destinato ad accontentarsi di un campionato nazionale dove non è più possibile incrociare le squadre migliori  in circolazione. Con conseguenze sul livello di competitività e di attrazione dei tornei nazionali tutte da valutare. Specie, in Italia, dove le realtà di provincia hanno storicamente costituito la spina dorsale del movimento.

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sabato 29 ottobre 2011

«Danzare come una farfalla, pungere come un’ape»


Se domani i muscoli di Brunner assomiglieranno a quelli di Foreman e se la potenza di Ivanov ricorderà quella di Frazier, allora la Reyer scenderà in campo come il grande Muhammad Alì e «galleggerà come una farfalla e pungerà come un’ape». Potrebbe essere la frase-manifesto della stagione reyerina. A regalarla ci ha pensato Andrea Mazzon, in occasione della presentazione della sfida contro Montegranaro.

Se gli altri sono grossi e potenti, noi saremo agili e veloci, ha sintetizzato  il coach granata, che ha ribadito la sua fiducia in questo gruppo e confermato che certe caratteristiche fisiche non sono per forza uno svantaggio. Anzi, in molti casi saranno le altre squadre a doversi preoccupare della rapidità e della capacità di colpire con precisione dei suoi giocatori. «Se è vero che noi dovremo limitare la fisicità delle altre squadre, anche loro però dovranno correrci dietro».

Una Reyer come Cassius Clay. Mobile, rapida e capace di leggere gli occhi dell’avversario prima di affondare il colpo vincente. Una squadra nel solco della più classica tradizione reyerina, che per sua stessa vocazione ha sempre privilegiato la velocità alla potenza, la destrezza alla fisicità, l’intelligenza alla forza. Se i ragazzi di Mazzon «danzeranno all’unisono», come chiede loro il tecnico veneziano, e pungeranno come l’ape di Muhammad Alì, gli appassionati reyerini possono attendersi una stagione entusiasmante.

giovedì 27 ottobre 2011

Il Livornese e l'Acqua Santa


Il Livornese è Tommaso Fantoni. Occhio sveglio, risposta pronta e naturale propensione alla compagnia. L’Acqua Santa è quella polacca, in cui Szymon Szewczyk deve essere caduto da piccolo, o per lo meno in cui ha intinto la manina benedetta che domenica scorsa tanto ha fatto ammattire il povero Shermadini, che a un certo punto si muoveva sul parquet del Palaverde come un Mr.Bean in stato confusionale.

Sono stati loro i protagonisti della serata organizzata dall’Associazione Culturale Costantino Reyer, che ha aperto la stagione alla Trattoria La Pesa di Scaltenigo («un fià più in là, sta el boia» ha commentato qualcuno), grazie all’attenta regia organizzativa di Sandro Beccari e alle doti di intrattenitore del Gran Cerimoniere e Presidentissimo David Marchiori.

«Ho lasciato un posto che mi è rimasto nel cuore come Avellino. Non sapevo cosa aspettarmi venendo qui. Ma il calore che ho provato stasera da parte di tutti voi, mi ha fatto sentire già a casa». Non si è perso d’animo il buon Szymon, che con sincero slancio e in maniera del tutto genuina ha preso la parola testimoniando il piacere di aver passato la serata in compagnia dei trenta fedelissimi orogranata accorsi per l’occasione.

Dopo le foto di rito, la consegna delle tessere dell’associazione ai due volti nuovi della Reyer 2011/2012. «Peccato solo che, dopo due ore che tentate di pronunciare il mio nome, siate riusciti a scriverlo sbagliato!» È l’attenta chiosa di Szewczyk che prende in castagna il duo Beccari-Marchiori, prima dei saluti finali.

In rappresentanza della società sono intervenuti Morris Ceron e Federico Bacciolo, che hanno esortato gli aficionados orogranata ad essere vicini più che mai alla squadra e alla società nonostante l’esilio nella Marca, rassicurando al contempo tutti quanti che il binomio Reyer e Venezia, è e rimarrà - per sempre inscindibile.

martedì 25 ottobre 2011

Fantoni e Szewczyk alla cena di inizio stagione

E' ufficiale:  Tommaso Fantoni e Szymon Szewczyk parteciperanno alla serata organizzata dall'Associazione Culturale Costantino Reyer per salutare l'avvio della stagione. Reduci dalla battaglia ad armi pari contro Cantù, i due volti nuovi della Reyer 2011/2012, saranno gli ospiti d''onore del primo appuntamento conviviale dell'Associazione.

Si ricorda che la cena è aperta a tutti e inizierà alle ore 20.00 presso la Trattoria Pizzeria La Pesa  in via Caltana 140 a Scaltenigo (Il menù sarà composto da: pesce nostrano, bis antipasti, primo, frittura, dolce, acqua, prosecco e caffè).

Quanti fossero interessati ad intervenire sono ancora in tempo per comunicare la loro presenza  per telefono, sms o mail ai seguenti contatti:  
Tel. 3316016117 
mail sandrobeccari@alice.it

venerdì 21 ottobre 2011

Un Reyerino a Cantù (seconda parte)


(segue da post precedente)


Qual'è la caratteristica storica del gioco di Cantù?
La velocità. Cantù da sempre se può correre, corre. E diventa tutto più difficile per gli avversari. È una caratteristica che le squadre canturine hanno sempre avuto. E poi la difesa. Non sarà semplice per la Reyer venirne a capo, ma mi sembra che la squadra di Mazzon sia attrezzata per affrontare anche avversari di questo livello. Se riuscisse a superarli sarebbe davvero una bella sorpresa…col fiocco sopra!

Si gioca a Treviso. E non è detto che sia per forza uno svantaggio. Vicenza (anni’70) e Padova (anni ’90), portarono bene alla Reyer…
Infatti potrebbe non essere determinante in senso negativo, i precedenti anzi sono incoraggianti. In ogni caso la salvezza passa per le partite in casa. In trasferta  vai e vedi cosa riesci a fare e quello che viene in più è tutto di guadagnato. Ma il risultato va costruito tra le mura amiche ad ogni costo. La Reyer dovrà fare di necessità virtù.

Hai giocato con due campioni come Marzorati e Dalipagic, che sono i rispettivi miti delle due squadre. Prova a descriverceli.
Sono stato al fianco di Marzorati nella parte finale della sua carriera. All’epoca veniva utilizzato con il contagocce, ma la classe era intatta. Era un esempio di serietà e di capacità di riprodurre in allenamento ciò che succedeva o doveva succedere in partita. E poi l’astuzia, frutto della grande esperienza accumulata negli anni. Aveva un carisma che si faceva sentire sia dentro, che fuori dallo spogliatoio.

E su Dalipagic cosa ci dici?
Praja per me è stato quasi come un secondo "padre". Nei primi due anni con la prima squadra, mi ha preso letteralmente sottobraccio. Mi ha aiutato, ha creduto in me molto più di tanti altri. Con lui ho tuttora un legame fortissimo. Sono stato spesso dalle sue parti e quando passa da Venezia lui, il modo di trovarci c'è sempre. Sul giocatore cosa dire? Era un semplicemente un fenomeno. Quando decideva di fare un cosa in campo, la eseguiva. Letteralmente. Decideva di batterti in entrata? Lo faceva. Preferiva l’arresto e tiro?  Faceva anche quello. Prima te lo diceva, poi lo faceva. E ogni volta era canestro…

giovedì 20 ottobre 2011

Un Reyerino a Cantù (prima parte)

Gli avevano anche dedicato un coro tutto per lui, che suonava più o meno così: «Sai chi è quel giocatore che / segna più di Riva e McAdoo / Rambo, Rambo Gianolla…». Stiamo parlando di uno dei reyerini più amati di sempre, rimasto però anche nei cuori (e nei cori) degli appassionati brianzoli. Oggi rappresentante di successo, ieri idolo dell’Arsenale e del Pianella. A poche ore dalla sfida che segnerà l’esordio casalingo della Reyer in serie A, proprio contro Cantù, la persona più indicata per parlare di questa sfida non poteva che essere lui, Andrea Gianolla.

Reyer in A, all’esordio in casa, contro Cantù. Una tempesta di emozioni per te…
Per prima cosa mi fa enorme piacere che la serie A torni a Venezia e che si possa vedere di nuovo grande basket. Dopo anni tentativi finalmente la Reyer ce l’ha fatta a tornare nell’elite. Contro Cantù sappiamo tutti che sarà un banco di prova molto duro, dopo quello già impegnativo di domenica scorsa. Contro Siena però la squadra si è comportata egregiamente, forse anche meglio di quanto mi aspettassi.

Cantù ancora in rodaggio e reduce dal primo turno di Eurolega. Può scapparci la sorpresa?
Senza dubbio se c’è un momento per provare il colpaccio sarà domenica. Loro non sono ancora pimpanti, forse risentono un po’ della preparazione. Chissà, la Reyer alla prima davanti al suo pubblico potrebbe anche approfittarne…

Cinque anni in Brianza, la tua migliore esperienza dal punto di vista tecnico e una Korac vinta. Cos’altro ti porti dietro da quel periodo?
Il ricordo di una società perfetta, a misura di giocatore. Ogni atleta poteva lavorare con la massima tranquillità e poteva esprimersi al 200%. Cantù si porta dietro una serietà decennale, che l’ha portato di nuovo a primeggiare in Italia.

Parlaci un po’ del tuo rapporto con gli appassionati brianzoli.
A tutt’oggi ho ancora moltissimi rapporti con Cantù. Ci vediamo ogni anno, alla festa organizzata dagli Eagles a fine stagione. Per diversi anni ho preso parte anche al torneo di 3 contro 3 con i tifosi. Adesso però devo preservare le mie ginocchia…Sono stato anche ad alcune esibizioni benefiche e ogni volta fermarsi lì è sempre un piacere. Sono tifosi che danno tanto e credo di aver tanto anch’io a loro.

Il tuo era un rapporto strettissimo con tutto l’ambiente.
Assolutamente sì e rivelo che mi sarebbe piaciuto molto rimanerci e chiudere lì la carriera. Mi sarebbe anche piaciuto intraprendere quella da dirigente insieme a loro. Purtroppo la cosa non andò in porto, perché con il cambio di dirigenza di metà anni ’90, dopo l’abbandono della famiglia Allievi, le cose erano cambiate ed erano mancati i presupposti per rimanere.

(- fine prima parte -)

Cena di inizio stagione

Quale miglior modo di iniziare la lunga stagione che ci vedrà tutti assieme a tifare la nostra amatissima REYER ritrovandoci per una cena in compagnia?
 
Sarà l’occasione di incontrarci anche con gli altri soci della nostra Associazione dopo la simpatica cena assieme a Coach Mazzon e al Co-Capitano Causin fatta a inizio Maggio e per pensare insieme a nuove iniziative per sostenete in tutti i modi la nostra squadra del cuore.

L’appuntamento è fissato per Mercoledì 26 Ottobre alle ore 20.00 presso la Trattoria Pizzeria La Pesa  in Via Caltana ,140 a Scaltenigo (Il menù sarà composto da : pesce nostrano, bis antipasti, primo, frittura, dolce, acqua, prosecco e caffè).


Quanti fossero interessati ad intervenire possono comunicare la loro presenza  per telefono, sms o mail ai seguenti contatti:
 
Tel. 3316016117 
mail sandrobeccari@alice.it

martedì 11 ottobre 2011

Il Derby della Storia



Siena e Venezia, di nuovo di fronte. Vent’anni dopo l’ultimo incrocio (serie A2, 6 gennaio 1991, 89-87 per i toscani), va in scena una partita che vale sì per il presente, ma che vanta un passato con pochi paragoni. È la sfida tra due delle società sportive più antiche d’Italia (Mens Sana 1871 e Reyer 1872). Non solo. È il duello tra due delle città più ricche di fascino e di storia di tutta la penisola. Ma sopra ogni altra cosa, Siena-Venezia rappresenta la nascita della pallacanestro in Italia.

Furono infatti le ragazze mensanine, guidate dall’istruttrice Ida Nomi Pesciolini, a dare nel 1907 la prima dimostrazione di “palla al cerchio” nel nostro paese. E non a caso lo fecero a Venezia, che allora era uno dei centri di riferimento per lo sport italiano, in occasione di un concorso ginnico di livello nazionale. Così, grazie all’intuizione dell’istruttrice toscana e alla propensione sportiva della città lagunare, l'Italia conobbe la pallacanestro

Mentre posavano allo stadio di Sant’Elena, nella foto qui in alto, nessuna di quelle ragazze poteva pensare a quale avventura stessero dando vita. Anche per questo Siena-Venezia a buon diritto può essere considerato, per la pallacanestro italiana, il “Derby della Storia”.

giovedì 22 settembre 2011



Nemmeno il destino. Nemmeno il destino avrebbe potuto prevedere che la Reyer, quindici anni dopo avere visto svanire la serie A nelle aule di un tribunale fallimentare, l'avrebbe riconquistata grazie ad una severa battaglia legale e alla perseveranza in un diritto sportivo su cui, fino a pochi giorni fa, nessuno avrebbe riposto la benchè minima fiducia.

Adesso però si fa sul serio. E non sarà una passeggiata. D'ora in poi servirà uno sforzo collettivo molto superiore a quanto profuso finora, se si vogliono mantenere ad alto livello questa squadra e questa città. Tutti, società, amministrazione, sportivi e appassionati sono chiamati a mettere in campo tutto quanto può servire a rimanere a lungo a livello di eccellenza. E' un'opportunità che riguarda tutti e non va sprecata.

Siamo dentro ad uno dei momenti più importanti della tri-centenaria storia reyerina. Da come verrà affrontato questo momento dipenderà buona parte del futuro della squadra e del suo blasone. D'ora in poi si giocherà a carte scoperte. Nessuno potrà più bluffare. Nemmeno il destino.

giovedì 12 maggio 2011

Facce da Reyer: la cena fine stagione dell'Associazione




















Un grazie a tutti quelli che hanno partecipato alla cena dello scorso 4 maggio organizzata dall'Associazione Culturale Costantino Reyer. Un ringraziamento particolare a coach Andrea Mazzon, al co-capitano Alberto Causin e allo staff orogranata che ci hanno fatto compagnia per tutta la serata. Tanti sorrisi e tanti bei musetti, sulla e attorno alla tavola. Miglior preludio ai playoff non poteva esserci. 

FORZA REYER!

Reyer, Udine e quella volta in poule scudetto

Non erano playoff, ma addirittura sfide per lo scudetto. E' l'unico precedente in una seconda fase tra Venezia e Udine e quella volta c'era di mezzo addirittura il tricolore. Nel 1976 le due squadre infatti si ritrovarono tra le prime otto del massimo campionato, che allora prevedeva un ulteriore mini-girone per assegnare il titolo nazionale. 

I veneziani erano reduci dal campionato di A2 vinto con 38 punti davanti alla Fortitudo, assieme alla quale ottenne l'accesso alla poule per il tricolore. Al Carnera il 12 febbraio del '76 finì  88 - 73  per l'allora Snaidero - APU. Al ritorno, il 14 aprile, la Reyer sul parquet della Misericordia ebbe la meglio per 93 - 75. Al termine della seconda fase, che assegnò il titolo alla Sinudyne Virtus Bologna, gli orogranata si piazzarono al sesto posto con 10 punti, mentre i friulani chiusero ultimi con 6.

giovedì 5 maggio 2011

Barcellona: novità al Taliercio

Il Basket Barcellona Pozzo di Gotto è alla sua seconda esperienza assoluta in serie A2; la prima volta vi partecipò nel campionato 1999-2000 dove da neopromossa arrivò fino alla finale playoff sconfitta di un punto da Udine.

Subito dopo la società sparì per il trasferimento del titolo sportivo a Messina. Seguì un periodo contraddistinto da campionati nelle serie minori e cambi societari fino al 2008 anno della grande ripartenza con la nuova società IgeaBarcellona, un nuovo presidente e l’acquisto del titolo sportivo di Patti che le permise di giocare il campionato di B1 e arrivare subito ai  playoff. La scorsa stagione centrò la promozione in Legadue battendo in finale playoff la FulgorLibertas Forlì (poi ripescata).

L’unico precedente fra Barcellona e Reyer è quello della partita del girone di andata di questo campionato disputato in terra siciliana che si concluse con la vittoria dei giallorossi per 83-74. Gran protagonista della serata fu Michael Hicks con 31 punti e 17 rimbalzi mentre alla Reyer non bastarono i 20 punti di Clark (vittima anche di una ferita al volto per uno scontro fortuito di gioco), 17 di Slay e 15 di Digiuliomaria.

Non ci sono ex nelle due formazioni. Quella di domani sarà la "prima volta" al Taliercio tra le due formazioni.

lunedì 2 maggio 2011

Ritratto di famiglia - rifacciamo la storia della Reyer



















Conservi vecchie foto dentro al cassetto che riguardano la Reyer? 
Hai scansionato articoli di giornale sulla squadra orogranata? 
Possiedi altre immagini significative dell'epopea reyerina? 

Aiutaci a ricostruire l'ultracentenaria storia orogranata, condividendo i tuoi materiali con gli appassionati come te.

Se vuoi contribuire anche tu puoi mandarci i tuoi materiali in formato digitale inviandoli all’indirizzo e-mail ass.costantinoreyer@gmail.com (max 5 Megabyte di peso per ciascun invio; ogni materiale deve essere corredato da nome del mittente, data e breve descrizione del soggetto). La redazione dell’Associazione Culturale Costantino Reyer provvederà a valutare i materiali pervenuti e successivamente a pubblicarli, segnalando il nome di chi ha contribuito.

venerdì 29 aprile 2011

Indovina chi viene a cena - Serata con i giocatori della Reyer

L'Associazione Culturale Costantino Reyer offre a tutti gli appassionati orogranata l'opportunità di partecipare alla cena di fine stagione regolare in compagnia dei giocatori dell'Umana Reyer. L'appuntamento è per martedì 3 maggio alle 19.30 presso l'Agriturismo Lauretta & Vittorino a Gardigiano di Scorzé. 

La quota di partecipazione alla serata sarà di euro 25,00 per i non soci e di euro 20,00 per i soci (10,00 euro per i bambini). Con l’occasione i non soci potranno iscriversi all'Associazione, versando la quota di euro 10,00  come Socio Ordinario, oppure euro 30,00 come Socio Sostenitore,  ricevendo in omaggio il DVD della partita Reyer Venezia – Koncret Rimini Gara 5 dei Playoff di A2 del 1996.  Inoltre, iscrivendosi al momento, la cena costerà così euro 20,00.

Quanti volessero partecipare sono pregati di segnalare la loro presenza all'indirizzo email ass.costantinoreyer@gmail.com, entro il 30 aprile.

sabato 23 aprile 2011

A Verona, sulla strada di un primato

Quello di Verona potrebbe essere non solo il colpo di reni verso il primo posto, ma anche la partita del record di vittorie in trasferta per la Reyer. Infatti, se gli uomini di Mazzon avranno la meglio sui cugini scaligeri nell'incontro di sabato 30 aprile, arriverà la decima vittoria in trasferta del campionato.


Un risultato storico, che eguaglierebbe il record fatto segnare nientemeno che dalla grande Carrera del campionato di A2 '80/'81 a quattordici squadre. Dopo 28 turni la stagione regolare della squadra di Zorzi finì esattamente con dieci vittorie lontano dall'Arsenale.


Clark, Slay e Young come Carraro, Dalipagic e Haywood? Il paragone è azzardato e quasi irriverente, ma non per la matematica. Con i dovuti distinguo, siamo comunque di fronte ad una stagione fuori dall'ordinario. E i numeri sembrano confermalo in tutti i modi.


PRECEDENTI REYER-SCALIGERA (A1, A2, Legadue)
Partite complessive: 10
Vittorie Reyer: 3
Vittorie Scaligera: 7
Ultimo precedente: 6 gennaio 2011 Umana-Tezenis 74-62

venerdì 15 aprile 2011

"KO" al Carnera

Esattamente vent’anni fa la sfida tra Udine e Venezia metteva in palio la permanenza in serie A2. Oggi, invece, il “derby del Nordest” decide la volata in chiave playoff, rinfocolando una rivalità che ha ritrovato improvvisamente i toni accesi di un tempo.

Il 30 marzo del 1991 la Reyer è attesa dalla allora APU Udine, targata Rex. Entrambe sono invischiate nella lotta per non retrocedere, nonostante due organici che avrebbero dovuto riservare ben altre soddisfazioni. Udine è terzultima a 22 punti, insieme alla Fortitudo e a Desio. Venezia è penultima a quota 20. La tensione al Carnera è altissima, l’accoglienza riservata al centinaio di tifosi reyerini, ben poco amichevole. 
È Udine a fare la gara fin dall’inizio. La Reyer rincorre, con orgoglio, ma in affanno. Il capitano storico dell’APU, Lorenzo Bettarini (19 punti finali), trascina la squadra, seguito da un King che detta legge nell’area colorata (23 punti, 12 rimbalzi e 7 falli subiti). Ancora una volta discontinuo Vincent Askew: l’ex stella NBA subisce 9 falli , ma sbaglia tantissimo (1 su 10 da due). Lamp e Brown, dall’altra parte, producono 46 punti, mentre il solo Mastroianni si rende pericoloso tra gli italiani. 
La partita si decide a pochi minuti dal termine con un canestro di King. Per gli appassionati reyerini lo spettro della retrocessione è dietro l’angolo. Al termine della partita alcuni tifosi udinesi “festeggiano” la vittoria nel derby strappando lo striscione dei rivali orogranata. Un gesto gratuito e insulso, che verrà riparato solo qualche giorno dopo. Ma il peggio per la Reyer è una classifica sempre più disperata. Quel colpo pesante subito sul parquet dell’impianto intitolato a Primo Carnera, rimarrà nelle gambe della squadra lagunare. Che finirà definitivamente ko, solo qualche settimana più tardi.